L’uomo e la sua ombra

Dall’introduzione dell’opera

"L'uomo e la sua ombra", l'opera filosofica di Giuseppe Albano, manifesto della sua filosofia umanista ed esistenzialista.

Finora la filosofia, nella sua quasi interezza, ha rappresentato un attentato alla essenza dell’uomo e persino alla sua onorabilità. Essa, infatti, sancendo sin dai suoi albori la «unicità» come attributo fondamentale dell’essere, ha conseguentemente sentenziato come inautentica ed imperfetta la natura umana nel suo presentarsi come «duplicità», ponendo inesorabilmente l’essere stesso al di fuori dell’uomo. Alla base dell’idea di un essere che sia oltre e altro rispetto all’uomo c’è dunque quella filosofica ed ancestrale volontà di ricondurre la molteplicità ad unità. […] Ecco, quindi, che essere autentico ed unicità si sono uniti in un matrimonio al quale l’uomo, che del loro incontro è stato l’artefice, non ha potuto presenziare neanche come semplice testimone; il testimoniare, infatti, appartiene al conoscere, e, come si sa, l’atto del conoscere implica la duplicità. […] L’uomo, dunque, prima ha creato i presupposti e i crismi dell’essere in quanto tale, della essenza del mondo, e poi si è visto costretto ad escludere se stesso da quello. […] In un modo o nell’altro, si è cercato di aggirare la natura più intima dell’uomo, e tutto ciò nella convinzione che l’autenticità dell’esistenza esista in un luogo lontano da noi, che abbia necessariamente il dono di non essere doppio, che sia indifferenziato, silenzioso, statico, assolutistico ecc. ecc.; in parole povere che sia l’opposto dell’uomo. Il solo essere pensante dell’universo sarebbe, pertanto, il più debole ed inautentico degli esseri, con il privilegio, tuttavia, di saperlo, anzi di essere proprio l’unico a saperlo; almeno in questo viene riconosciuto come un qualcosa di certamente unico, sebbene di una unicità paradossale. Col mio libro voglio restituire all’uomo quello che gli spetta, fino ad arrivare, quasi a titolo di risarcimento, ad una tesi ardita e opposta a tutto questo esercizio di svilimento della sua figura. […] Sulle orme di Cartesio, io voglio restituire alla duplicità un ruolo fondamentale, anzi il ruolo di protagonista assoluta; nel senso metafisico, ma ad un tempo non metafisico, proprio di realtà assoluta. Voglio attribuire all’uomo quella «funzione unificatrice ed ontologica» che gli venne sottratta sin dall’inizio, riconoscendogli un’essenzialità che è anche l’essenzialità in quanto tale. In parole povere ma inaudite, l’uomo come Dio. […] La trama del libro, quasi a voler onorare la duplicità umana, si sdoppia in filosofia e poesia attraverso trattatelli filosofici seguiti da altrettanti componimenti poetici. […] Ed essa viaggerà sul doppio binario della visione filosofica del mondo e di quel vivere contemporaneo che reca in sé un qualcosa di sinistramente nuovo ed originale conformemente alla enorme crescita delle potenzialità creative umane. […] L’uomo è stato sempre sospeso tra il cielo e l’abisso, ha costantemente vissuto in bilico tra e la propria ombra. Eppure, mai prima d’ora egli aveva avuto la possibilità di riconoscere questa sua «duplicità» come il più autentico senso dell’essere. Proprio in quest’epoca, tuttavia, l’uomo corre il rischio di perdersi nella più inautentica delle unicità concepibili, nella più terribile delle metafisiche: quella metafisica terrena chiamata «omologazione». […] «L’uomo e la sua ombra» santifica la duplicità umana ma ne coglie l’attuale pericolo in quel suo porsi come alternativa tra l’essere e il nulla. Come possa, si obietterà, un dio naufragare nel suo stesso mare, visto che il dio di un mondo è anche il proprio mondo, lo si capirà leggendo nello spartito del suo manifestarsi.

Giuseppe Albano – Da “L’uomo e la sua ombra“; prefazione.


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